martedì 4 novembre 2014

10. L'ultima poesia di Hoshin - 101 storie zen

 101 storie zen

10. L'ultima poesia di Hoshin

Il maestro di Zen Hoshin visse in Cina per molti anni. Poi tornò nella parte nord-orientale del Giappone, dove si mise a insegnare ai suoi discepoli. Quando era ormai molto vecchio, raccontò agli allievi una storia che aveva sentita in Cina. Ecco la storia:
Il venticinque dicembre di un certo anno Tokufu, che era molto vecchio, disse ai suoi discepoli: «Poiché l'anno prossimo non sarò più vivo, dovreste trattarmi bene quest'anno».
Gli allievi pensarono che stesse scherzando, ma dato che era un insegnante di gran cuore, nei restanti giorni di quella fine d'anno tutti loro, a turno, lo invitarono a un gran pranzo.
Alla vigilia del nuovo anno, Tokufu concluse: «Siete stati buoni con me. Io vi lascerò domani pomeriggio quando avrà smesso di nevicare».
I discepoli risero pensando che la vecchiaia lo facesse sragionare, perché era una serata limpida e senza neve. Ma a mezzanotte cominciò a nevicare, e l'indomani nessuno riusciva a trovare il maestro. Andarono tutti nella sala di meditazione. Il maestro era spirato là.
Hoshin, che aveva raccontato questa storia, disse ai discepoli: «Non è necessario che un maestro di Zen preannunci la propria morte, ma se veramente lo desidera, può farlo».
«Tu puoi farlo?» domandò qualcuno.
«Sì» rispose Hoshin. «Tra sette giorni vi mostrerò quello che posso fare».
Nessuno dei discepoli gli credette, e quando Hoshin tornò a riunirli, la maggior parte di loro aveva persino dimenticato quel discorso.
«Sette giorni fa» cominciò il maestro «ho detto che stavo per lasciarvi. È d'uso scrivere una poesia di commiato, ma io non sono né poeta né calligrafo. Che uno di voi scriva le mie ultime parole».
I discepoli pensarono che scherzasse, ma uno di loro si preparò a scrivere.
«Sei pronto?» domandò Hoshin.
«Sì, signore» rispose il giovane.
Allora Hoshin dettò:
Io venni dallo splendore
E torno allo splendore.
Cos'è questo?

La poesia mancava di un verso rispetto ai quattro tradizionali, e il discepolo disse: «Maestro, ci manca un verso».
Col ruggito di un leone vittorioso, Hoshin gridò: «Kaa!» ed era morto.

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