Dea Indiana della Conoscenza e delle arti creative.
È generalmente raffigurata con la vina (strumento musicale), il mala (rosario), il fiore di loto.
Il suo animale sacro è il cigno, su cui vola.
Saraswati: Fiume divino, guarigione e fertilità
Sarasvati ha le sue origini nel RigVeda, il più antico dei quattro Veda, composto fra il 1300 e il 1000 a.C. nell’India del nord-ovest.
In questa raccolta di inni è associata con un fiume particolare, il mitico Sarasvati, che da allora è scomparso ma che compare qui come il capo di tutti i fiumi (recentemente gli studiosi hanno accertato che effettivamente dal monte Kailas sgorgava il Sarasvati, un fiume descritto come ‘enorme’ intorno al quale si sviluppò la civiltà vedica e che dopo un'eccezionale periodo di siccità durato per 300 anni - dal 2200 al 1900 a.C.- si disseccò completamente nelle sabbie desertiche del Thar).
Il fiume è chiamato spesso Grande Dea, e non è un fiume ordinario: proviene dal cielo e fluisce giù sulla terra, benedicendo e dando fertilità. In un inno si dice che pervade i tre regni della terra, dell’atmosfera e del cielo.
È associato con la fertilità e richieste vengono fatte a Sarasvati per ottenere ricchezza, cibo, immortalità e figli. Saraswati è vista dunque alle sue origini come la Grande Madre.
La religione vedica era essenzialmente la religione di una popolazione nomade in cui il centro di culto non era un tempio fisso ma l’altare del fuoco, che poteva essere costruito dove la gente si muoveva. La venerazione del fiume Sarasvati è significativa perché mostra una popolazione nomade che comincia a fermarsi. Un fiume era di massima importanza per fornire l'acqua per bere, per far crescere i raccolti e pulire e non è sorprendente che Sarasvati sia stata vista come Dea della nutrizione e della fertilità.
Sarasvati è inoltre fin dai tempi più antichi una dea che aiuta alla nascita, invocata per una gravidanza e una nascita sicure.
Così come era una dea del parto, era anche uno dei guaritori divini insieme con le acque, i Rudra e gli Asvini.
Le acque hanno un posto centrale nel pensiero vedico. Nella cosmologia vedica la terra è un disco che galleggia sull'oceano e anche lo spazio ha le qualità di un oceano composte di due, tre o quattro mari. L'acqua circonda il sole ed i sette fiumi vedici scorrono dal cielo. Le acque sono viste come la sostanza originale nel Brahman e un erudito, Coomaraswamy, le ha descritte come la sede dell’ambrosia, la fonte di vita universale e la madre delle madri.
Le acque allora, come Sarasvati stessa, sono nutrimento e guarigione. Sono viste come portatrici della forza vitale, forniscono il cibo e sono in grado di portare via la malattia. Questa capacità di pulire è non soltanto fisica ma anche spirituale.
Saraswati e il Soma, la bevanda sacra
Anche se il Sarasvati non è identificato così precisamente come fiume nei testi successivi, la Dea continua ad essere associata con l’acqua, non soltanto con le nubi e la pioggia che può manifestare, ma anche con acqua in generale e la bevanda sacra Soma che pervade tutta la creazione.
Saraswati e la parola sacra
Anche se Sarasvati è soprattutto una Dea del più grande di tutti i fiumi (e quindi di nutrimento, fertilità, pulizia, ricchezza e prosperità), è anche descritta come colei che ispira le canzoni, le poesie, il pensiero e la consapevolezza della verità.
Questo è il seme del suo ruolo successivo come Dea dell’apprendimento, dell’ispirazione e dell’eloquenza.
Da fiume divino come è diventata una dea della cultura?
Alcuni commentatori hanno suggerito che la transizione sia avvenuta a causa dei rituali sacri vedici che avevano luogo sulle rive del fiume Sarasvati - la parola sacra è una componente vitale di questi rituali. In effetti sembra che le acque siano state identificate con la parola sacra così come con la guarigione. Ciò che dà corpo e nutre la parola sacra, così come la porta alla nascita, sono le acque.
I fiumi nella religione induista rappresentano l'idea della traversata da un luogo di ignoranza ad uno di conoscenza. Il fiume è il luogo della transizione in cui il cercatore, nella sua ricerca spiritosa, è purificato dalle acque, muore al suo vecchio io e rinasce. Anche se questo linguaggio figurato non è usato espressamente in relazione a Sarasvati, è implicito nella sua associazione successiva con la saggezza e l’elevazione spirituale.
Aurobindo traduce Sarasvati con " lo scorrere, il movimento fluente " (altri lo traducono semplicemente come 'il fluire '), un nome in grado di quindi descrivere non soltanto un fiume ma anche un discorso e un''ispirazione.
La radice sanscrita ha una gamma di significati che vanno dallo scorrere come un flusso, al suonare in generale, vibrare ad alta voce, comunicare o parlare, gridare con gioia, elogiare, glorificare, o adorare - dimostrando precisamente l'associazione delle idee che sono collegate a Sarasvati.
Anche nella lingua italiana, il discorso,l’eloquenza e l'ispirazione sono descritte spesso metaforicamente in termini di acqua. Possiamo essere 'fluenti 'in una lingua straniera o fare un discorso 'fluente ', a volte l'ispirazione 'fluisce ', a volte no... Si parla anche di ‘sete’ di conoscenza.
Per l’epoca dei testi del 900 AC Saraswati viene identificata con Vac, la dea della parola .
Ella domina su ogni cosa, sostiene gli dei e trasporta la divina bevanda della visione e dell'immortalità (il Soma). Attraverso Lei vengono effettuati i rituali che aprono il mondo degli dei. È lei che permette agli esseri umani di percepire, sentirsi, respirare - persino mangiare. In altre parole è Saraswati che li rende vivi. Dà ad esseri umani la saggezza e la comprensione del mondo visionario e poetico dei grandi saggi , i rishi . Ad un livello più mondano, è il mezzo da cui gli amici possono riconoscere la loro amicizia, così la gente simile può trovarsi e condividere la propria comprensione del mondo.
La creatività del suono
Saraswati è descritta come la mucca celeste che sostiene sia gli dei che gli uomini.
Nei miti della creazione, si dice che Prajapati diventa feconda unendo la sua mente ed il suo discorso. Un'altra versione suggerisce che la mente di Prajapati crea la parola che ha il desiderio di generare e moltiplicare ed estendersi. La combinazione della mente, o del pensiero e del discorso è una miscela potente e creativa. L’importanza delle parole si trova anche nella credenza che il mantra di una divinità è uguale alla divinità stessa. Molti testi indù successivi trasmettono l'idea che il mondo è stato generato e viene regolato attraverso il suono.
Si dice che la sillaba Om contenga l’intero processo della creazione.
Nell’induismo successivo, Sarasvati è associata con il dio Brahma e quindi ancora con la creazione. Brahma decide di generare il mondo ed entra nella meditazione che permette al suo corpo di dividersi in due parti, il maschio e la femmina. La sua metà femminile è Saraswati e insieme generano Manu, che procede nella creazione del mondo.
Inoltre è associata con Krishna che si divide nel maschio e nella femmina, nel Purusha e nel Prakriti , nello spirito e nella materia, per dare inizio alla creazione. La parte femminile ha cinque sakti o energie dinamiche e Sarasvati è la sakti la cui energia specifica pervade la realtà con la comprensione, la conoscenza e l’insegnamento.
Ci sono molti epiteti di Sarasvati che sottolineano il suo collegamento con la parola, come: Vagadevi , 'dea della parola ', Jihvagravasini, 'dimora nella parte anteriore della lingua 'e Kavijihvagravasini , 'colei che abita sulle lingue dei poeti '. Altri epiteti inoltre la identificano con l’energia del pensiero da cui nasce la parola come: Smrtisakti , 'la base della memoria ', Jnanasakti , 'la base della conoscenza ', Buddhisaktisvarupini , 'di cui la forma è la base dell'intelletto ', Kalpanasakti , 'che forma le idee 'e Pratibha , 'colei che è intelligenza '.
Saraswati, dea della cultura
Il pensiero umano, la memoria e l'intelligenza creativa hanno creato la cultura e così Saravati è divenuta la dea della cultura. Lei è anche l'ispirazione nelle arti, e viene invocata spesso dai poeti, ma è anche connessa con la musica, la danza e la scienza. Saraswati viene descritta solitamente con una vina o un flauto e un libro sacro.
Aurobindo vede Saraswati come l'ispirazione che viene dalla Verità-Coscienza; Ella tramite l'azione costante dell'ispirazione riporta alla coscienza la verità nei nostri pensieri.
La conoscenza umana e la relativa espressione ed esposizione nel discorso erano venerati come sacri. Con la conoscenza l’umanità poteva portare l'ordine nel caos e interagire con le forze supernaturalli dell'universo; il rituale e il relativo uso della parola negli inni e nelle invocazioni era un sostegno dell'ordine cosmico. Il suono ispirato sotto forma di preghiera, invocazione e inno, era il motore del rituale.
Saraswati, la transcendenza e la purezza
Il colore bianco, il cigno e il loto sono associati tipicamente con Saraswati. Il tema qui è quello della purezza, il candore e la transcendenza. Luminosa come la luna, la cui purezza è splendente ed interamente virtuosa e sprituale, a differenza di altre dee indù che sono identificate con la fertilità e la sessualità, Sarasvati dà alla luce le opere d'arte anzichè i bambini e nei miti su di lei, la sua funzione sessuale non è evidenziata.
Come abbiamo detto prima considerando il simbolismo del fiume nella religione indù, a lei sono associate la transcendenza, con l'idea del movimento dall’ignoranza verso la conoscenza, la rinascita. Si è evoluta dalla funzione di purificazione e di pulizia come acqua, fino ad essere lei stessa l’incarnazione della purezza. Il loto è un simbolo della transcendenza, che emerge dalle acque fangose intatto nella sua bellezza; Il cigno è un simbolo della trascendenza e della perfezione in tutto il pensiero indù e, come nota Kinsley, il volo di Sarasvati sopra il mondo a cavallo di un cigno, descrive il mondo della creazione artistica che ha permesso agli esseri umani di oltrepassare le limitazioni del mondo fisico e di generare la bellezza e la perfezione.
Le tre dee
SARASWATI |
LAKSHMI |
DURGA |
Saraswati a volte compare in un gruppo di tre dee. È associata con Ila e Mahi o Bharati
Altre volte compare nel gruppo delle dee che formano Gayatri (il mantra Gayatri, il più noto dei mantra indù): Gayatri (la Padrona del nostro Prana), Savitri (il Principio vitale.) e Saraswati (la rappresentazione della nostra parola, del linguaggio).
E ancora nella triade lunare Durga, Lakshmi e Saraswati. Durga rappresenta il combattimento (la Vergine Guerriera), Laksmi rappresenta l’abbondanza (la Madre Terra) e Sarasvati rappresenta la saggezza (l’Antica che tutto conosce)
Approccio tantrico a Saraswati e Matangi - la conoscenza e il suo lato oscuro
Secondo il Tantra, Kali, Tara, Bhairavi, Saraswati e Matangi sono collegate in molteplici dimensioni. Kali è anche Neel Saraswati, Neel Saraswati è anche Tara, Saraswati è anche Matangi e Matangi è anche Saraswati nell'aspetto oscuro di Kali.
Saraswati è adorata come Dea della saggezza, della conoscenza, della musica e dell'intelletto. Così Matangi, come Saraswati, suona la veena e governa la musica e ogni suono udibile in generale, non solo la parola. Ella è la forma manifesta del canto, il suono vibratorio, Nada, che scorre attraverso i canali sottili, Nadis, pervadendo il corpo intero e la mente. Matangi è la forma di Saraswati che si rivolge alla conoscenza interiore. E' il suo aspetto oscuro, mistico, estatico o selvaggio: perciò un loto bianco è associato a Saraswati, mentre uno di colore blu scuro a Matangi. Nella tradizione indiana il loto rappresenta la saggezza.
Sarawsati è spesso conosciuta come la divinità della conoscenza intellettuale, dell'arte e della cultura. Matangi invece governa oltre l'ordine intellettuale, in ciò che ci porta al di là dei limiti del convenzionale. Matangi è una fuori casta, come indica l'appellativo di Ucchista Chandali, colei che viola le norme sociali, mentre Saraswati rappresenta la conoscenza e la virtù degli insegnamenti sanscriti o classici che mai si distaccano dalla rettitudine. Matangi insieme alle energie trasformative di Kali dà vita a quella potenza di Saraswati che intriga la mente nella ricerca della relazione che comprenda il lato chiaro e il lato oscuro [della conoscenza]. Infatti il tempo in cui cade il Saraswati Puja segna la trasformazione della stagione buia e fredda in quella più calda e luminosa.
Saraswati è la parola quale manifestazione del pensiero, la dea dell'eloquenza e di ogni altra forma di espressione della conoscenza interiore, comprese le varie forme d'arte, la musica e la danza. In alcune tradizioni, Saraswati è collegata alla gola e alla lingua, quali organi della parola. In un testo di Kundalini Tantra, tra le sette ruote del corpo cosmico o etereo, si incontra il Vishuddhi Chakra, il chakra della gola, indicato come 'centro della purificazione'. Il termine sanscrito shuddi significa 'purificare', e in questo chakra si ha la purificazione e l'armonizzazione di tutti gli opposti. Chiamato anche 'centro del nettare e del veleno', raccoglie il nettare che scende da Bindu Visarga, per essere distillato in forma pura e in veleno. Il veleno viene eliminato e il puro nettare va a nutrire il corpo e la mente. Matangi risiede nel chakra della gola, centro della parola, la parola è la percezione udibile dell'alfabeto. I sedici petali del Vishuddhi chakra hanno una vocale dell'alfabeto sanscrito (dalla A alla Ah) in ciascun petalo. Nel pericarpo del loto vi è un cerchio bianco simile alla luna piena, che rappresenta l'elemento dell'akasha [spazio, o etere]. Dentro il disco lunare vi è un elefante bianco, anch'esso simbolo dell'akasha. Meditando sul Vishuddhi chakra, la mente diviene pura come l'akasha. L'elefante qui rappresentato è simile a Ganesha, ma con una speciale relazione con Matangi, il lato oscuro di Saraswati. Matangi risiede inoltre sulla punta della lingua, lì dove si articola la parola e dove si assaggia l'essenza delle cose. Oltre a Ida, Pingala e Sushumna vi è uno speciale nervo o canale del corpo sottile chiamato Saraswati che scorre dal Terzo Occhio alla punta della lingua, che ad essa è correlato. E' questo il flusso dell'ispirazione che dalla mente porta all'espressione della parola.
La divinità, il potere creativo viene espresso e cristallizato quando Matangi fluisce attraverso questo canale come beatitudie o Sat Cit Ananda.
La sillaba originaria di Saraswati e Matangi è la stessa: AIM. E' la sillaba seme della saggezza, della conoscenza, dell'insegnamento e la voce interiore della guida eterna. Il canto delle vocali modulato a partire dal Chakra della gola fino al Mooladhara, attraverso tutte le lettere dell'alfabeto, è come l'emergere della materia grossolana dalla pura essenza, l'akasha, lo spazio essenza della gola. L'essenza della purezza è Saraswati, consorte di Brahma, il creatore dell'universo. Perciò il Chakra della gola e bianco argento, le sue divinità sono Saraswati e Matangi, l'aspetto oscuro di Saraswati: l'essenza più profonda di ogni creatura, in tutta la manifestazione materiale dell'universo.
I segni bianchi e neri su una tela esercitano una forte attrazione sull'occhio che li osserva. Saraswati, la parte bianca, è la parola e il pensiero. Matangi, la parte scura, nel suo significato trascendente è il silenzio della natura del sé, che è la reale essenza e il potere al di là delle parole e del pensiero. Matangi è il passo successivo a Saraswati, la parola e l'arte sublimate nella trascendenza.
(tratto da il cerchiodellaluna)
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